A inizio 2023 il Comune di Monfalcone ha annunciato un progetto di grande portata che prevede la costruzione di un nuovo polo scolastico nella periferia della città. L’area individuata per l’intervento è un terreno agricolo di circa due ettari e mezzo, con l’obiettivo di ospitare principalmente un liceo. Tuttavia, questo progetto ha suscitato diverse preoccupazioni, sollevando un ampio dibattito che riguarda tanto l’urbanizzazione del territorio quanto la sostenibilità ambientale.
Un progetto controverso
Il nuovo campus scolastico si andrebbe ad inserire in una delle aree più delicate dal punto di vista ambientale, un terreno agricolo che, sebbene situato nella periferia, rappresenta una delle poche risorse verdi rimaste in una città che ha già subito un forte consumo di suolo. Monfalcone detiene infatti il primato regionale per il consumo di suolo, con il 45% del proprio territorio già edificato. Un dato che preoccupa non poco le associazioni ambientaliste e i gruppi di cittadini sensibili alla tutela del paesaggio e alla preservazione del verde urbano.
Il Circolo Libertario Caffè Esperanto, tra i primi a prendere posizione contro il progetto, ha sottolineato come la scelta di sacrificare un terreno agricolo, in un contesto dove le aree verdi scarseggiano, non sia accettabile. La critica principale riguarda non solo l’uso del suolo, ma anche il fatto che un polo scolastico di questa portata verrebbe a sorgere lontano dal centro cittadino, dove attualmente il liceo ha la sua sede storica. Spostare un liceo dalla sua posizione centrale, portando un numero consistente di studenti verso la periferia, solleva interrogativi sulla reali necessità di un intervento di questo tipo.
Le alternative esistenti e le motivazioni demografiche
Una delle questioni sollevate da chi si oppone al progetto riguarda la gestione dell’aumento della popolazione scolastica. È vero che Monfalcone sta vivendo una crescita demografica legata principalmente ai flussi migratori, e il liceo cittadino non è più sufficiente ad ospitare tutti gli studenti. Tuttavia gli oppositori al progetto chiedono se sia veramente necessario un nuovo campus in una zona agricola periferica o se non si possano trovare soluzioni alternative all’interno del centro cittadino. Monfalcone, infatti, ospita numerosi edifici pubblici abbandonati, che potrebbero essere riqualificati per ospitare le scuole, senza sacrificare terreno agricolo. Inoltre, rimane da comprendere se l’attuale crescita della popolazione scolastica sia destinata a durare nel tempo, o se invece sia legata a specifici bisogni legati alla presenza della grande fabbrica Fincantieri, che continua a richiedere manodopera.
Nonostante queste obiezioni, la giunta comunale non ha modificato le sue intenzioni. Anzi, dopo una revisione del progetto indotta da osservazioni di privati, l’area interessata è stata ampliata, portandola a 3,5 ettari. Una decisione che ha suscitato ulteriori critiche da parte di molti cittadini e gruppi locali, che vedono nel progetto non solo uno spreco di risorse naturali, ma anche una manifestazione delle “manie di grandezza” della ex sindaca Anna Maria Cisint, già nota per altre iniziative controverse, come l’inaugurazione della nuova piazza cittadina, costata 5,6 milioni di euro.
Le mobilitazioni contro il progetto
Le voci contrarie al nuovo campus non si sono fatte attendere e si sono coagulate intorno al neonato Comitato Salviamo i Campi di via Grado – Monfalcone.
Durante la presentazione della variante al piano regolatore, numerose osservazioni sono state presentate da parte di associazioni ambientaliste come Legambiente e l’associazione Rosmann, che hanno portato a una temporanea sospensione del progetto. Le preoccupazioni principali riguardano, oltre al consumo di suolo, anche la necessità di una valutazione geologica approfondita dell’area. Molti temono inoltre che il progetto possa procedere ignorando le preoccupazioni espresse da una parte significativa della cittadinanza.
Una mobilitazione urgente
Per fermare quello che viene definito un “scempio ambientale”, è necessario un impegno collettivo da parte della cittadinanza, delle associazioni e soprattutto degli studenti, i principali beneficiari di un nuovo polo scolastico. È fondamentale che Monfalcone non si limiti ad essere solo un laboratorio per speculazioni edilizie, ma diventi un esempio di sostenibilità, di integrazione tra sviluppo urbano e tutela del territorio.
Per questo, è stata lanciata una petizione su Change.org, intitolata “Salviamo i campi di via Grado a Monfalcone”, che invita la giunta comunale a rivedere il progetto e a cercare soluzioni alternative per il futuro del liceo e degli altri istituti scolastici. La petizione, già sottoscritta da numerosi cittadini, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere le poche aree verdi rimaste e di rispondere alle reali esigenze della comunità senza compromettere l’ambiente.
La lotta per il futuro di Monfalcone è appena cominciata, e il coinvolgimento di tutti i cittadini, e in particolare dei giovani, sarà cruciale per decidere quale direzione prenderà la città nei prossimi anni. Il futuro del territorio non può essere sacrificato sull’altare del cemento, e il momento di farsi sentire è ora.
Firma la petizione per fermare il progetto del nuovo campus e proteggere l’ambiente di Monfalcone.
https://www.change.org/p/salviamo-i-campi-di-via-grado-a-monfalcone-no-campus
Intervento del geografo Federico Venturini sui temi del consumo di suolo nel “boschetto che non c’è” dove andrebbe realizzato il Campus in una delle iniziative contro il progetto: qui.
Luca Meneghesso