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Culture Società e Diritti

L’approccio di genere all’immigrazione

-di Eleonora Molea-

Si parla tanto di immigrazione, anche troppo, ma troppo poco si fa concretamente. Eppure a Trieste, ancora prima che l’immigrazione venisse considerata un’emergenza a livello globale, un piccolo ma solido gruppo di associazioni si era messo in moto, già 6 anni fa, per migliorare la qualità della vita delle comunità straniere presenti sul territorio, a partire dalle donne. Perché proprio dalle donne? Ce lo racconta Gabriella Taddeo, consigliera provinciale di parità e socia fondatrice della Casa Internazionale delle Donne di Trieste.

Le donne emigrano spesso a seguito dei mariti e con figli. I figli dipendono dai genitori per l’educazione, e il ruolo delle madri è fondamentale: sono proprio loro che li accudiscono, li portano a scuola e li seguono nei compiti mentre il marito lavora. Ovviamente in Italia giungono anche donne da sole in cerca di lavoro, con competenze enormi, ma le loro professionalità non vengono riconosciute. Capita che donne abbiano meno occasioni per integrarsi rispetto agli uomini, e il rischio è il permanere di una forma di isolamento e di malessere sociale. È stata una donna dell’associazione Donne Africa di Trieste, Siri Nangah Spora, a interpellare le istituzioni e a far presente i problemi delle donne straniere in Italia: “Mi ha spalancato un mondo che non conoscevo” ammette la consigliera provinciale Gabriella Taddeo, che da quel momento ha abbracciato la causa con tutte le risorse possibili. Individuando le mancanze principali, si è deciso di agire su quattro ambiti primari: apprendimento della lingua italiana (corsi con orari flessibili e servizio di babysitting), salute (informazione contro le mutilazioni genitali e problematiche alimentari, contraccettive e gravidanze), istituzioni (approccio di genere e confronto diretto) e territorio (storia culturale della città e della sua anima multietnica). Così è nato il progetto ComCita – Competenze di cittadinanza attiva per le donne immigrate, con la collaborazione dell’associazione “La Settima Onda”, “Donne Africa”, la Provincia di Trieste, l’Azienda Sanitaria e l’Associazione delle Mediatrici culturali, con il contributo della sociologa Melita Richter (Interethnos), e della ginecologa Daniela Gerin (responsabile Progetto Donna per l’Azienda Sanitaria Triestina), del GOAP e di altre umanità. La Casa Internazionale delle Donne è il luogo in cui operativamente si sono svolte le attività, il cuore pulsante del progetto, un luogo protetto delle donne per le donne e le rispettive famiglie. La prima edizione di ComCita risale al 2011 ed è stato ripetuto l’anno seguente totalizzando circa un centinaio di partecipanti.

Donne-ComcitaUn altro progetto messo in atto (2012) è MIAF – micro impresa al femminile, a cui hanno aderito donne straniere e italiane assieme, rivolto al superamento della discriminazione sul posto di lavoro e al perseguimento dei sogni professionali di ognuna. Più recente (2015) il progetto IO SO FARE: le donne in viaggio raccontano i loro talenti, a cui hanno collaborato la Provincia di Trieste, l’Associazione interculturale Etnoblog, Interethnos, il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, l’Associazione Luna e l’Altra, la Cooperativa sociale Cassiopea e il Goap – Centro antiviolenza. L’ultimo progetto in ordine di tempo è GOWOMENFVG, un portale dedicato alla microimpreditoria femminile per implementare l’uso dei servizi sul territorio.

Progetti di questo tipo coinvolgono donne di circa 23 paesi, di etnie e continenti diversi che hanno instaurato tra loro una forma solida di integrazione e confronto, ma soprattutto una mutua solidarietà e sostegno reciproco. Queste iniziative hanno attuato nelle donne un processo di empowerment, ovvero il potere di migliorare la qualità delle loro vite, nonché un presa di consapevolezza delle loro abilità e risorse personali da mettere a disposizione di sé stesse e quindi della famiglia e della comunità.

E ora? Dice la consigliera Taddeo: “Purtroppo questi progetti, esauriti i finanziamenti pubblici, restano sospesi. Ma la richiesta è enorme e il volontariato non può coprire tutte le necessità, come gli spazi, gli insegnanti e le mediatrici culturali. Il progetto ComCita è considerato una best practice a livello europeo, ma deve essere istituzionalizzato: serve un impegno costante perché investire in questi progetti può essere un risparmio per altri disagi e farebbe la differenza.”

 

“Se istruisci un uomo, istruisci un individuo. Se istruisci una donna, istruisci una comunità”.

(Proverbio africano)

 

www.gowomenfvg.it

www.casainternazionaledelledonnetrieste.it

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