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TRIESTE FILM FESTIVAL TRENTAQUATTRESIMA EDIZIONE – 2023
Sventura, di Serena Nono (Italia), 2022

Proiettato il 28 gennaio al cinema Ambasciatori di Trieste in concorso per il Premio Corso Salani, del Trieste Film Festival Trentaquattresima edizione, è il film più brutto che abbia visto in questo festival, anzi, è l’unico film brutto che abbia mai visto in tutti gli anni del festival.

La trama è bella, affascinante e potenzialmente eterna, e non a caso è stata tratta da Venezia Salva, di Simone Weil, di cui questo film, come ha detto la regista Serena Nono prima della proiezione in sala, è una sorta di sequela in cui si racconta che cosa succede al leader di questa congiura, ed è insomma una sorta di riflessione di quanto accaduto. Anche se sarebbe molto stimolante approfondirne la trama (che cosa comporti la rinuncia del potere, che cosa possa fare la bellezza, quali i sentimenti che non possono avere accesso al potere, obbligatoriamente cinico, o frasi straordinarie come i vincitori avranno i propri sogni, i vinti vivranno quelli degli altri, etc.) non lo farò, non solo perché non ho letto il libro da cui è stato tratto ma perché il film era brutto e ne va spiegato il motivo.

A eccezione di David Riondino (cantastorie, cantautore, scrittore e bravo teatrante di lungo corso) non c’era un attore che sapesse recitare: se fosse stata una scelta volontaria, non la si capirebbe. Sono attori di strada, alla Pasolini? Allora Riondino stride troppo (o si aveva in mente Uccellacci e uccellini?). Sembra un film fatto in casa con amici o con attori alle prime armi. Lo so, è pesante scriverlo, ma non si può scrivere solo di cose belle o riuscite.
Si aggiunga poi che l’impianto del film è teatrale, perché ci sono quasi sempre delle voci narranti sopra le immagini e la recitazione (molto spesso sono gli attori che recitano il testo che si ascolta): ovviamente, lo si avrà capito, anche le voci recitano malissimo (monocordi, inespressività che cercano di essere espressive…) ed è incredibile come siano state accolte in un film.
Nemmeno i dettagli sono stati risparmiati: se fosse stato un film con inclinazioni sperimentali avrei concesso di più, ma essere a metà del XVII secolo e trovare una boa di plastica nel mare, delle barche moderne, dei turisti sul tetto di San Marco, delle All Star ai piedi di una dama, dei contatori e delle canalette sui muri, delle scale di marmo vicinissime a un’isola dispersa nella laguna di Venezia, dei ripetitori sui tetti e chissà quante altre cose che non ho intercettato, è pretendere troppo dallo spettatore.
I costumi erano belli e c’erano tutte le potenzialità per fare un bel film, e invece.

Serena Nono (seconda da sin.), regista di Sventura

Ultima segnalazione: a quella che era la prima proiezione mondiale del film erano presenti in sala sia alcuni attori sia la regista che vedeva per la prima volta il film: a fine proiezione si è detta soddisfatta.

Riccardo Redivo

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