Uvala. Tra l’amore e la vita
Sulla raccolta di poesie di Riccardo Redivo
di Simonetta Lorigliola
“Uvala” è il suggestivo titolo della raccolta di poesie di Riccardo Redivo, uscita da pochi mesi. L’uvala è un insieme di doline carsiche che si sono unite, cadute le pareti che le separavano. Già il titolo suggerisce, dunque, quella foresta di simboli che può nascere da ogni metafora.
Cercavo il momento giusto, per leggere questo libro. Eccolo. È una insolita giornata di settembre, grigia e familiare come l’inverno. “Ascolto” questi immaginifici versi mentre la bora fischia e corre intorno all’ippocastano su cui possono posarsi i miei occhi, se li alzo dal libro. Ogni tanto cade un frutto, con un tonfo, sul tetto di plexiglass. Questa lettura è un’orbita tra il vento (che sento e che leggo), le nuvole in viaggio (nel cielo ora, nel firmamento dei versi) e le immagini (reali, psichiche, inventate) incarnate nelle parole.
Riccardo Redivo è saggista, scrittore, giornalista, collaboratore del nostro giornale dal 2010. Forse è soprattutto un poeta. Ho sempre creduto, per ciò che di lui avevo letto, che scrivesse solo poesia civile. E che bene gli riuscisse. Invece apro questo “Uvala” e mi carambolo senza mediazione alcuna dentro turbini di parole d’amore. La sorpresa e la felicità di leggerle, di vederle scritte e combinate con tale leggera sensibilità, poetica e umana, mi emozionano.
Niente è uguale a niente,
figuriamoci il cielo, tu.
Sono tante i diamanti amorosi che Redivo snocciola nella prima parte del libro (e verso la fine, ancora), mai un filo di retorica banalità le percorre. Un amore che nasce, esplode, finisce. Nasce esplode finisce, nasce. Come l’amore.
Ma c’è molto altro, in queste pagine. C’è Trieste, anche in dialetto. E qui sbuca qualche stramba assonanza sospesa tra il triestino di Virgilio Giotti e il lo stile, pur graesàn, di Biagio Marin. Sono parentele lontane, che scaldano il cuore perchè non suonano come studiate, ma emergono come imprevisti e puliti omaggi alla poesia, a Trieste, alla parola… chissà:
con bora e piova
i ombrei xe meduse
che ne le man se movi
in zerca de mar
E poi la neve, il Carso.
E il mondo:
Attualità stellare
E la notte è un immigrato del giorno,
andare e venire, abbracciare ogni cosa,
ogni casa, il mondo.
Divagazioni sulla vita e sulla morte:
Tumore
D’un verbo antico
la singolare seconda persona.
E ironia, precisa e colta:
E mi che taio l’aio
no so cosa voio
forsi zivola
per pianzer meio
e far cascar l’oio
de la mia anima in frantoio.
Sono passate due ore buone e riemergo dall’apnea poetica in cui Redivo mi ha attirato, trascinandomi avanti e indietro tra le pagine. Ora inizia a piovere forte.
Pioggia e parole battenti, vive. Che parlano davvero.
Oggi sarà una bella giornata.
“Uvala” – Riccardo redivo
Sillabe di Sale Editore, 2017