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I conflitti ambientali sul territorio triestino.

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Sul nostro territorio nella seconda parte del 1900 e in questi anni sono stati avanzati progetti di attività industriali che avrebbero comportato rischi rilevanti per la popolazione. Una strana inclinazione verso impianti pericolosi in un territorio così ristretto e delicato. 

Nel 1988 comparve sulla scena dei progetti farlocchi l’intervento urbanistico nella Baia di Sistiana o meglio la speculazione edilizia  che avrebbe potuto snaturare la baia su un progetto di Renzo Piano. All’inizio Legambiente (allora Lega per l’Ambiente) espresse una valutazione favorevole, ma i taglienti interventi sulla stampa nazionale di due illustri urbanisti quali Edoardo Salzano con Speculazione mimetizzata di verde e Antonio Cederna  con Rilke affoga nel cemento e i decisivi impegni in parlamento di deputati e senatori radicali e dei verdi come Mattioli e Scalia, fece pendere la bilancia a nostro favore. Denunciai in diversi articoli i rischi del progetto nella rivista di Legambiente Nuova Ecologia che furono controfirmati da Fabrizio Giovenale (scomparso nel 2006) urbanista contrario all’intervento. Alla fine il progetto fu bocciato. L’imprenditore Quirino Cardarelli, che con una finanziaria dal provocatorio nome Finsepol lo aveva inventato, dovette rassegnarsi ma ci lasciò in eredità il suo allevamento di cinghiali. In seguito è passato un secondo progetto, molto più limitato e meno impattante, riguardante la cava e il porticciolo artificiale sottostante. 

All’inizio del 2000 il grosso problema a Trieste era la Ferriera di Servola. Un problema che si trascinava da tempo ma che esplose quando si cominciò a avere un quadro più preciso sui contaminanti dell’aria prodotti dalle attività industriali come i microinquinanti polveri sottili e benzopirene. Il Comitato Università&Ricerca aveva promosso proprio nel 2000 il Convegno Ricerca, Innovazione, Occupazione. Lo scopo era verificare se parchi e incubatori tecnologici, il mondo dell’Università e della Ricerca avessero assolto al compito di trasferire l’innovazione verso l’industria e le piccole e medie imprese del territorio. Nel maggio del 2002 usciva lo Studio di identificazione di possibili ipotesi di sviluppo dell’area industriale di Servola. Il primo documento ufficiale che individuava nella chiusura prevista nel 2010 dell’impianto siderurgico la soluzione ai problemi ambientali. Si discusse per oltre un anno sul documento in una stasi completa, infine si ebbe l’aggregazione dei comitati di quartiere, di Legambiente e WWF insieme a PRC e Verdi e sindacati in un soggetto unico denominato Forum ferriera. L’obiettivo del Forum era individuare un percorso per chiudere questo impianto ma anche per conservare per Trieste una vocazione industriale. Alla fine, dopo vari conflitti con la proprietà e l’Arpa, la vicenda della Ferriera si concluse il 26 giugno 2020 con l’unico esito possibile: un nuovo Accordo di Programma che prevede la chiusura dell’impianto e vari accordi con Arvedi anche per l’assorbimento delle maestranze.

Poiché le pene non hanno mai termine, nel 2004 la multinazionale spagnola Gas Natural presentò il progetto di un impianto di rigassificazione nella Baia di Zaule con una forte azione di lobbying. In funzione del rigassificatore veniva proposto anche un gasdotto sottomarino che doveva congiungere Trieste con Grado e poi fino a Villesse. Sulla pericolosità del rigassificatore, con associazioni e comitati ambientalisti del territorio, con il grande supporto del mensile Konrad, che poté contare sul supporto del gruppo PRC in Regione, si fece una dura battaglia, cercando di convincere Legambiente nazionale (che inizialmente era favorevole) ad assumere una posizione contraria, a partire dagli aspetti tecnici. Veniva affermato da funzionari regionali e dalla stessa Legambiente che il metano, essendo un gas più leggero dell’aria, si sarebbe disperso velocemente in caso di incidente. Ma il gas sarebbe fuoriuscito a -160 gradi (temperatura alla quale è conservato nei serbatoi criogenici), a quella temperatura il gas fino -140 gradi è più pesante dell’aria a e avrebbe viaggiato aderente al suolo infilandosi dovunque e miscelandosi opportunamente con l’aria sarebbe potuto esplodere con conseguenze devastanti. Questo era l’elemento chiave. Assieme ai presidenti nazionale, regionale e di Trieste (il sottoscritto) di Legambiente (ormai contraria al progetto) vi fu un incontro con l’allora sindaco Cosolini. Il rischio di un incidente rilevante avrebbe compromesso i traffici portuali in entrata e in uscita delle navi gasiere. Successivamente Cosolini espresse una posizione decisamente contraria al rigassificatore. Nel maggio del 2018 tramontò definitivamente il progetto. Dopo il parere negativo della Conferenza dei Servizi del 2017, il rigassificatore fu definito non strategico e contrario allo sviluppo dell’attività portuale, e fu ritirato il parere prima favorevole di VIA e VAS. Il 22 maggio 2018 Gas Natural rinuncia definitivamente  a costruire il rigassificatore.

Ma appare all’orizzonte un altro problema per il  territorio. Nel 2019 trovo per caso in rete il riferimento a un progetto di funivia da realizzare a Trieste dalla ditta tedesca la Leitner, nota per le funivie montane, per conto del Comune e inserita nei progetti comunitari per il trasporto pubblico. Riesco ad avere il progetto originario nei dettagli. Scrivo alcuni articoli in cui esprimo i pericoli dell’impatto del progetto che mi pare subito un’idea bislacca e dannosa per il territorio sia in ambito naturalistico che urbanistico (Porto Vecchio). Il Comune trova i finanziamenti statali anche dal PNNR, il progetto è predisposto con lo studio di ingegneria di Trento Monplan e presentato nel maggio del 2020. La funivia rientrerebbe nel PUMS. Un grande investimento di 62 milioni di euro inutile, dannoso e costosissimo per una scelta scellerata che inciderebbe pesantemente su un’area protetta, passando inoltre su ferrovia e strade e che sarebbe incompatibile con la bora. Viene negata la copertura del PNNR per l’incompatibilità con Natura 2000. Il 28 gennaio 2022 nasce il comitato contrario al progetto NoOvovia presieduto dall’architetto William Starc, impegnatissimo a redigere documentazione e ricorsi al TAR.

Lino Santoro

Tratto da Konrad 241 di aprile 2025

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