L’Ecuador presenta una proposta ai Paesi più sviluppati per ridurre l’emissione di CO, e il danno che questo causa al pianeta. Nei campi petroliferi di Ishpingo, Tambococha, Tiputini (ITT), all’interno del parco nazionale dell’Yasuni, in territorio ecuadoriano, vicino alla frontiera con il Perù, ci sono importanti giacimenti di petrolio grezzo calcolati in 900 milioni di barili. Non è facile estrarre una simile quantità, giacché per ogni barile di petrolio si producono 4 barili d’acqua inquinata, e l’acqua deve essere reinserita nell’ambiente purificata, altrimenti si rischiano gravissimi danni alla natura e alla foresta amazzonica. L’Ecuador propone ai Paesi industrializzati di organizzare un fondo pari alla metà dell’ammontare che a Paese ricaverebbe da questo petrolio. In cambio, l’Ecuador vieterebbe qualunque perforazione nella giungla amazzonica del parco e userebbe il fondo per pagare il debito esterno.
Questa soluzione innovativa serve a proteggere la foresta amazzonica ed evitare dei danni costosissimi, come è successo nell’altro parco amazzonico ecuadoriano di Nuova Loja, o Lago Agrio, dove la Texaco, in seguito assorbita dalla Chevron, è accusata di aver sversato in 30 anni (1964-1990) 68,5 miliardi di litri di acque inquinanti e 64,5 milioni di litri di petrolio (23 milioni di litri in più di quello versato dall’Exxon Valdez), lasciando centinaia di discariche all’aperto di prodotti tossici e producendo una “Chernobyl ambientale”. È in atto contro la Chevron una class-action per oltre 28 miliardi di euro promossa dalle 30.000 persone che abitano questa zona, perché i danni alla loro salute e alla qualità della vita hanno creato delle vere emigrazioni ambientali. E allucinante pensare che le multinazionali, quando sono in gioco i loro progetti, considerano le popolazioni dei Paesi poveri simili ad articoli “usa e getta” di nessun valore.
Le popolazioni autoctone dell’America Latina conoscono questo problema. La ricchezza che la Spagna trovò nel Nuovo Continente non era soltanto l’oro, ma anche la schiavitù. Non era chiaro per i conquistatori se gli indios avessero un’anima, pertanto ritenevano che per convincere gli autoctoni a convertirsi al cattolicesimo anche la violenza fosse giustificata. La croce e la spada. La conversione era pagata con lo sfruttamento che subivano sotto gli “encomenderos”, coloro a cui il re di Spagna aveva conferito l’incarico, “encomienda”, di cristianizzare gli indigeni.
Due romanzi, quello dello scrittore tedesco Reinhold Schneider “Las Casas vor Karl V” dell’editrice Suhrcamp Verlag, e il magnifico racconto “La guerra de los capinegros” dello scrittore spagnolo Francisco Pérez de Antón residente da oltre 40 anni in Guatemala, sintetizzano la crudele storia della conquista e della colonizzazione dell’America da parte della Spagna, ma anche la presa di coscienza di Carlo V, di Fray Bartolomé de Las Casas e del “Fratelli Capinegros” che, resisi conto di tanta infamia, cercarono di fermare il massacro spagnolo. I due racconti si sviluppano nel periodo 1542 e 1545.
Le date indicate sono lontane nel tempo; purtroppo, i fatti che si discutevano allora, sono ancora attuali. Sfruttamento, violenza, sottovalutazione delle culture autoctone da parte dei nuovi conquistatori, distruzione del loro habitat e distruzione delle culture locali sono i frutti che le multinazionali portano al Nuovo Mondo. La sola differenza sta nel fatto che, come nel racconto biblico, forse questa volta Davide riuscirà a sconfiggere Golia.
Il 3 novembre 1993 inizia la causa contro la Texaco, portata avanti dal giovane avvocato Pablo Fajardo. Nel 1994 si costituisce il Frente de defenza de las Amazonas (Fronte di difesa dell’Amazzonia). Nel 1995 la Texaco promette di rimediare ammettendo di fatto di aver inquinato l’ambiente ed incomincia una bonifica che si protrae per 3 anni. In realtà si tratta di sola cosmetica. Nel 2001 la Texaco viene assorbita dalla Chevron, formando una nuova compagnia TexacoChevron con sede in California. Nel 2003, in Ecuador, ha inizio la class-action supportata dalla magistratura della California. Qualunque sentenza verrà emessa in Ecuador avrà effetto anche negli USA
Wilson Fajardo, fratello di Pablo Fajardo viene assassinato nel 2004. In molti ritengono che si tratti di uno scambio di persona.
Nel 2005 gli avvocati difensori dei 30.000 contadini ricevono minacce di morte e di rapimento. Tali minacce hanno termine solo grazie all’intervento dei media internazionali. Nel 2008 l’avvocato Pablo Fajardo e l’organizzatore sociale Luis Yanza ricevono il prestigioso Goldman Environmental Prize, che rappresenta una specie di Premio Nobel nel mondo degli ambientalisti. Questo fatto scatena contro Fajardo e Yanza una guerra mediatica attraverso le più importanti testate dei mass media da parte della Chevron. Nel 2008 l’esperto del tribunale Richard Cabrera, valuta i danni in 28 miliardi di euro.
A tutt’oggi la causa prosegue. È chiaro che una proposta come quella dell’Ecuador per il parco di Yasuni ha una profonda matrice ecologica e di protezione ambientale. Il disastro ambientale mette in ginocchio il mondo e colpisce duramente le popolazioni, come ci hanno insegnato ad esempio le recenti catastrofiche alluvioni in Pakistan, in Germania, in Guatemala, in Brasile, in Italia e in tante altre nazioni. In Australia, nella regione del Queensland le recenti inondazioni hanno sommerso un’area grande quanto Francia e Germania messe assieme. E indispensabile prendere coscienza dell’enorme problema e affrontarlo prima che sia troppo tardi.
Oscar García Murga
Fonti
Reinhold Schneider, Las Casas ver Karl V, Suhrcamp Verlag, Drittes Kapitel, Seite 110 – 115
Bartolomé de las Casas y Carlos V, Reinhold Schneider, Narrativas -Edhasa Policia Nacional del Ecuador, Informe 2004-56-Subj-
P.J Shu 12 agosto 2004
http://chevrontorico.com/about/
http://eswikipedia.org/wiki/Pablo_Fajardo
Mendoza
http://newmedia.ufm.edu/gsm/index.php/
Emprendedoresperezdeanton
http://www.quetzal-leipzig.de/
19. April 2010
Ecuador: Streit um neue Ofverträge und Drahung der Enteignung
http://www.liveyasuni.org/
tratto da Konrad n.164 di marzo 2011