Si è appena conclusa la settimana del Nobel 2024, con l’assegnazione del prestigioso titolo, della famosa medaglia d’oro e del milione di euro che accompagna il riconoscimento. Tra le varie vittorie di quest’anno ne spicca una in particolare: quella del Premio Nobel per l’Economia.
Il premio è stato assegnato a Daron Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson, tre economisti che hanno dimostrato quanto le istituzioni economiche e politiche siano determinanti per il successo o il fallimento di un Paese. Affascinante è il fatto che al centro della loro ricerca ci sia la distinzione tra istituzioni inclusive e istituzioni estrattive, con un focus su come gli equilibri economici globali abbiano avuto un ruolo fondamentale nel plasmare l’attuale situazione economica mondiale.
Le prime permettono a una vasta parte della popolazione di partecipare all’economia e alla politica, favorendo la crescita e il benessere diffusi. Le seconde, invece, concentrano potere e risorse nelle mani di pochi, creando disuguaglianze e ostacolando lo sviluppo.
Uno dei contributi principali del loro lavoro riguarda proprio l’eredità del colonialismo. Nei territori colonizzati, come gran parte dell’Africa e dell’Asia, dove gli europei non si stabilirono a lungo, furono imposte istituzioni estrattive, progettate per sfruttare le risorse locali a vantaggio delle potenze coloniali. Questi sistemi, caratterizzati da autoritarismo e disuguaglianze, hanno continuato a limitare il progresso economico anche dopo l’indipendenza. Al contrario, nelle regioni come il Nord America o l’Australia, dove i coloni si stabilirono in modo permanente, vennero create istituzioni inclusive, basate su leggi e partecipazione democratica, che hanno favorito uno sviluppo più equo e duraturo. Questo spiega perché alcune ex colonie siano oggi più prospere, mentre altre, nonostante la ricchezza di risorse, continuino a lottare contro la povertà.
I tre economisti hanno anche dimostrato che la democrazia non è solo un bene sociale, ma anche un fattore chiave per la crescita economica. Nei Paesi democratici, la partecipazione attiva della popolazione nella vita politica ed economica garantisce maggiore stabilità e apertura all’innovazione. Al contrario, i regimi autoritari, spesso caratterizzati da istituzioni estrattive, sono più vulnerabili alle crisi economiche, a causa della mancanza di trasparenza e del coinvolgimento popolare.
Il lavoro di Acemoglu, Johnson e Robinson ha cambiato il modo in cui comprendiamo lo sviluppo economico: non basta migliorare le infrastrutture o introdurre nuove tecnologie; il vero progresso dipende, in fin dei conti, da una distribuzione equa delle opportunità e delle risorse. I tre Premi nobel per l’economia hanno realizzato uno studio che offre importanti lezioni per i Paesi in via di sviluppo e per chiunque voglia promuovere una crescita economica sostenibile e un futuro più giusto.
Giorgia Chiaro
In copertina: crediti al sito ufficiale Nobelprize.org