di Nadia e Giacomo Bo
Virtù culinarie e salutistiche delle erbe spontanee
La primavera porta con sé una ventata di freschezza. L’organismo umano si trova in questo periodo a corto di risorse. Il lungo inverno con poco sole, uno stile di vita più sedentario, l’alimentazione più povera in termini di vitamine, zuccheri e sali minerali, un conseguente accumulo di tossine… insomma un indebolimento generale. Ma la natura ci viene incontro con il fiorire di alcune erbe spontanee nei prati e nei boschi: primule, violette e tarassaco.
Una premessa importante: le erbe spontanee possono essere più velenose dei funghi, e di conseguenza è fondamentale conoscerle bene. Si caratterizzano in genere per il loro contenuto di determinati elementi (principi attivi) che possono essere benefici o dannosi per l’uomo. Esistono piante velenose o tossiche.
Ovviamente, non sempre il confine è marcato: possiamo avere piante benefiche che, se consumate in eccesso, possono dare effetti negativi, come il prezzemolo che in dosi elevate è addirittura abortivo.
Viceversa, alcune piante velenose, se usate in piccolissime dosi, sono curative, come a la belladonna, usata in omeopatia contro la febbre e le convulsioni.
La scoperta dei principi attivi avvenne agli inizi del secolo scorso, a opera del farmacista elvetico Sertumer che isolò e identificò la morfina tra gli alcaloidi del papavero da oppio. Da allora, moltissime piante sono state studiate e si sono identificati numerosi principi attivi, che poi sono stati isolati e addirittura riprodotti chimicamente nei farmaci.
Oggi siamo in grado di riconoscere molte piante e di usarle senza pericolo. Bisogna però prestare grande attenzione perché l’evenienza di scambiare una pianta innocua con una velenosa è più frequente di quanto non si pensi; soprattutto i bambini sono attratti da fiori e frutti sconosciuti e spesso per gioco li ingeriscono sconsideratamente.
La soluzione migliore consiste nel seguire un esperto erborista ed imparare direttamente sul campo a riconoscere le erbe benefiche, a raccoglierle in modo corretto, e a usarle sapientemente. Il loro uso infatti è spesso triplice: per la salute, sia per via interna che esterna, per la bellezza e per la cucina in gustose ricette.
Ve ne diamo qui solo pochi esempi, scegliendo tra le erbe più diffuse.
La primula
Il nome latino ci dice proprio che è il primo fiore a comparire nei prati. E’ inconfondibile perché giallo intenso, con foglie alla base larghe e rugose. La primula ha numerose proprietà benefiche: è calmante, astispasmodica, diuretica, espettorante, lassativa, pettorale, sudorifera, emostatica, sedativa. Si consumano i fiori crudi in insalata mentre le foglie sono ideali in minestre, frittate e torte verdi.
Il tarassaco
Inconfondibile per il suo fiore giallo intenso e pieno e per le foglie che assomigliano alla rucola, è amaro-stomachico, colagogo, coleretico, diuretico, lassativo e tonico. I fiori si consumano crudi in insalata, insieme alle foglie più piccole che possono anche essere cotte in frittate e minestre.
La violetta mammola
Si riconosce per il suo fiore viola a forma di cuore. È emetica, purgativa, antispasmodica, bechica, cicatrizzante, depurativa, diaforetica, diuretica, emolliente, espettorante, lassativa, sudorifera e tonica. I fiori sono ottimi in insalata, oppure si possono usare per deliziosi dessert, marmellate e sciroppi.
L’ortica
Dal latino urere che significa bruciare o irritare. Impressionanti sono le sue proprietà: antidiarroica, antireumatica, antitermica, astringente, depurativa, digestiva, diuretica, emopoietica, emostatica, epatoprotettrice, galattogoga, ipoglicemizzante, ipotensiva, nutrivita, repulsiva, risolutiva, rimineralizzante (ricchissima di ferro), stimolante e tonica, antiforfora e antiseborroica. Si consumano le foglie più tenere cotte in minestre, risotti, frittate, torte verdi e ripieni per ravioli.