Cent’anni dall’inizio del Secolo Breve, come il britannico Eric Hobsbawm intitola il suo magistrale studio sul Novecento (Il secolo breve. 1914-1991: l’era dei grandi cataclismi). Cent’anni da un momento che non soltanto gli storici vedono piuttosto come una fine, ad esempio della Belle Epoque, certamente di molte illusioni.
Poi fu guerra mondiale, ma non vi è dubbio che tutto comincio in quell’Europa che verso la fine dell’Ottocento qualcuno s’illudeva non fosse semplicemente un’espressione geografica, ma luogo d’incontro di popoli. Queste romantiche idee, insieme a quelle non meno romantiche dell’internazionalismo socialista furono spazzate via dalla carneficina che insanguino i mondo dal 1914 al 1945 e che non pochi specialisti considerano un’unica guerra mondiale con un ventennio di guerre localizzate nel mezzo.
A difesa di questa tesi storica ci sono non pochi argomenti, basti citare un fatto: sul fronte francese la prima guerra mondiale fini con l’armistizio firmato l’11 novembre 1918, fra Germania ed Alleati, in un vagone ferroviario a Compiegane, località circa 60 km a NNE da Parigi. I tedeschi, con la rivoluzione alle spalle e gli Alleati davanti, accettarono tutte le durissime condizioni. Per la Francia la resa (a durissime condizioni) ai tedeschi il 20 giugno 1940 fini, si direbbe oggi, nella stessa location: uguale luogo e uguale vagone, recuperato da un museo francese. Cosi volle Hitler, a rimarcare l’avvenuta rivalsa.
Però se la Prima fu una delle cause della Seconda, quali furono le cause della Grande Guerra? Hobsbawm afferma che le pagine scritte sulle cause della Prima superano di molte volte quelle sulle cause della Seconda (L’età degli Imperi. 1875-1914). Secondo Elisabeth Bowen “Le guerre non scoppiano per caso: sono il punto di arrivo di un processo. Non bisogna mai avere paura di risalire il corso dei decenni per domandare come e perché”.
La scrittrice irlandese è citata nell’introduzione di un notevole studio: 1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri di Margaret MacMil-lan, Rizzoli, 2013, dove con chiarezza l’autrice analizza i decenni precedenti la Grande Guerra per spiegare quali furono gli avvenimenti e l’atmosfera della storia che fini e comincio nel 1914.
E questo un libro che s’addentra, oggi, in argomenti trattati, con dovizia di documentazione, già nel 1977 da Mario Silvestri ne La decadenza dell’Europa Occidentale, Volume I, 1890-1933. Dalla Belle Epoque all’avvento del nazismo. Inoltre Silvestri, essendo un italiano, si occupa – più di quanto non facciano gli storici inglesi – dell’Austria-Ungheria e dell’Italia.
Infine, secondo gli autori citati, quali furono le cause della prima guerra mondiale?
Antonio Salandra, Presidente del Consiglio nel 1914, dopo il marzo di quell’anno, quando era evidente che guerra ci sarebbe stata, inizio a trattare sia con gli Alleati sia con gli Imperi Centrali per decidere, in base alle offerte, con chi entrare in guerra. Criticato per il suo cinismo, a giustificazione coniò il termine SACRO EGOISMO. Ebbene, all’epoca, di san egoismi incrociati e contrapposti ce n’erano a bizzeffe. Dal 1898 la Germania aveva iniziato la costruzione di una poderosa flotta da guerra a sostegno della sua voglia di espansione, allarmando la potenza navale dominante, cioè l’Inghilterra. La Francia aveva perso Alsazia e Lorena in seguito alla sconfitta subita nel 1870 dai prussiani, e certamente non era rassegnata a questa perdita. L’annessione da parte dell’Austria-Ungheria, nel 1908, della Bosnia-Erzegovina, aveva alimentato l’odio serbo per l’impero asburgico. L’Austria stessa, indebolita dai nazionalismi interni, aveva gravi problemi che sperava di risolvere con guerre esterne ed era frustrata per non aver partecipato, su consiglio-ordine della Germania, alle due guerre balcaniche tra il 1909 ed il 1913. L’Impero turco era da più d’un secolo in crisi e i suoi territori facevano gola a molti, a cominciare dall’Italia che per la Libia aveva guerreggiato con la Turchia nel 1911-12. Per non parlare della Russia, che voleva ripristinare la sua dignità di grande potenza dopo la botta ricevuta dal Giappone nel 1905 e che con la Turchia confinava.
Per brevità l’elenco si ferma qui, ma volendo approfondire i testi non mancano (e non fidatevi di Wikipedia).
Claudio Pettirosso
tratto dal Konrad numero 194 pubblicato ad marzo 2014