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L’Ucraina e Putin

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Per orientarsi nel bailamme di notizie, commenti e analisi sulla guerra in corso in Ucraina, conviene leggere quel che ne scrivono gli esperti veri. Tra questi il professor Andrea Graziosi, storico specialista dell’URSS e del mondo post sovietico. Il suo recente L’Ucraina e Putin (Laterza, 2022, 167 pp., € 16) riassume le radici storiche e ideologiche del conflitto. Radici molto più profonde di quel che alcuni improvvisati analisti e “geopolitici” cercano di far credere.

Dal referendum sull’indipendenza del 1991 (che ottenne una schiacciante maggioranza di SI, anche nelle regioni russofone dell’est e in Crimea…), passando per le elezioni presidenziali succedutesi dal 1994 al 2019, viene alla luce un percorso che – tra inevitabili contraddizioni – porta al consolidarsi di un sentimento nazionale ucraino, anche attraverso il recupero alla memoria collettiva di episodi decisivi come l’Holodomor (la carestia provocata da Stalin nel 1932-33 per “punire” la resistenza dei contadini ucraini alla collettivizzazione, con la morte per fame di 4 milioni di persone). Un sentimento nazionale in cui le componenti nazionaliste estreme hanno un ruolo del tutto marginale, al contrario di quanto sostiene la martellante propaganda di Mosca (Pravyi Sektor e Svoboda, le formazioni di estrema destra, già nel 2014 ottennero risultati modestissimi e oggi soltanto la seconda conta un unico deputato).

Se non è affatto casuale che l’attuale presidente sia un ebreo russofono, chiarissimo è ormai l’orientamento della stragrande maggioranza degli ucraini, russofoni compresi, verso l’Occidente e in particolare verso l’Unione Europea, in netta contrapposizione al modello politico e istituzionale rappresentato dalla Russia. Un modello a sua volta, dopo l’arrivo al potere di Vladimir Putin, caratterizzato per un acceso nazionalismo dai forti toni revanscisti. Putin e il suo partito Russia Unita hanno infatti costruito da un lato un sistema politico fortemente ideologizzato e autoritario definito di “democrazia sovrana” (parente stretto della “democrazia illiberale” teorizzata e messa in pratica dal presidente ungherese Orbán).

Dall’altro lato, fin dai primi anni 2000 è stato recuperato da una lunga tradizione culturale russa il concetto-mito di un “mondo russo” orgogliosamente diverso dall’Europa e contrapposto a essa. Un mito che risale all’antioccidentalismo reazionario russo dell’800 e che Putin ha aggiornato  con le suggestioni eurasiatiste di intellettuali come l’antropologo Lev Gumilëv, il dichiaratamente fascista Ivan Il’in e il geopolitico ultrareazionario Aleksandr Dugin (quest’ultimo molto popolare anche tra l’estrema destra italiana – NdR). Tratto distintivo dell’ideologia putiniana è la presunta necessità di reagire alla malvagia e corruttrice influenza occidentale, responsabile del declino e delle sofferenze della Russia dopo la fine dell’URSS. Da tutto ciò derivano sia il recupero di un ruolo centrale della chiesa ortodossa (emblematici i ripetuti interventi del patriarca di Mosca, Kirill), sia l’esaltazione della “Grande guerra Patriottica” – con contestuale rivalutazione della figura di Stalin e oscuramento del patto Molotov – Ribbentrop – sia la negazione dell’esistenza stessa dell’Ucraina come nazione distinta dalla Russia.

Nessuna meraviglia, quindi, che – in aperta violazione del diritto internazionale – Putin abbia potuto decidere nel 2014 di calpestare, occupando la Crimea, il Memorandum di Budapest del 1994, con il quale in cambio della consegna alla Russia delle armi e dei vettori nucleari rimasti dopo la dissoluzione dell’URSS in Ucraina, veniva garantita l’inviolabilità delle frontiere di quest’ultima. Se una colpa l’Occidente e l’Europa hanno avuto prima dello scatenarsi del conflitto, è quella di non aver voluto vedere (per continuare a farci lucrosi affari con il gas e non solo) cosa bolliva in pentola in Russia: sarebbe bastato leggere i numerosi scritti di Putin…

Dario Predonzan

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3 comments

Da Eltsin a Putin - Konrad - Naturalmente liberi 24 Agosto 2023 at 7:56

[…] carcere Navalny ha fatto arrivare un messaggio, una “confessione” in cui accusa non Putin, ma Boris Eltsin e i suoi famigliari, di corruzione e di aver dato vita a un regime sempre meno […]

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Putin storico in capo - Konrad - Naturalmente liberi 17 Settembre 2023 at 9:31

[…] persona dal suo leader politico.E’ questo però che accade, ormai da un ventennio, in Russia, a opera del presidente Vladimir Putin, come documenta lo storico francese Nicolas Werth nel […]

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Putin storico in capo - Konrad - Naturalmente liberi 18 Settembre 2023 at 11:41

[…] in prima persona dal suo leader politico.E’ questo però che accade, ormai da un ventennio, in Russia, a opera del presidente Vladimir Putin, come documenta lo storico francese Nicolas Werth nel […]

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