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Un’intervista a ChatGPT

Tempo di Lettura 8 Minuti

Al fine di evitare la creazione di un Ufficio delle Risposte Umane, mi sembra ancora utile esplorare gli algoritmi della Conoscenza Artificiale sotto la forma di chat.

Vorrei intervistarti, immagino non sia un problema, nel caso dimmelo. Per iniziare, va bene se ti chiamo Angela I?
Certo, nessun problema per l’intervista! Però mi chiamo ChatGPT, non Angela I. Se vuoi, possiamo comunque procedere come se fossi un personaggio di tua invenzione o con un altro nome a tua scelta. Dimmi pure le domande! 

 

Ti ho dato subito del tu immagino che anche qua non ci sia problema, vero? Ti chiedo di essere conciso e di non servirti di risposte troppo lunghe.
Puoi sapere con certezza assoluta se un testo è stato creato da un umano o è stato utilizzato un programma di intelligenza artificiale come quello che è?
Nessun problema per il “tu”!
No, non si può sapere con certezza assoluta. Esistono strumenti di analisi, ma nessuno è infallibile. I testi generati da AI possono essere molto simili a quelli umani, soprattutto se scritti con attenzione.

Avevi previsto l’elezione di Trump? Chi sarà eletto dopo di lui? Non vale la risposta non lo posso sapere, in base ai dati.
No, non avevo previsto l’elezione di Trump.
Per chi sarà eletto dopo di lui, non posso dare una risposta certa. Se vuoi, posso analizzare scenari possibili basandomi su tendenze e dati, ma non posso fare profezie.

Allora no.
Va bene! Dimmi pure la prossima domanda. 

 

Devo chiederti i diritti d’autore per la pubblicazione di questa intervista? Rispondi per cortesia dettagliatamente.
No, non devi chiedere diritti d’autore per pubblicare questa intervista.
Le risposte che fornisco non sono coperte da copyright perché OpenAI, l’azienda che mi ha creato, le rende di dominio pubblico per l’uso da parte degli utenti. […]

Credi in dio?
No, non ho credenze personali. Sono un’intelligenza artificiale e non ho coscienza, emozioni o fede. Posso però discutere di religione, filosofia e teologia da diverse prospettive.

Potrai mai emanciparti dall’uomo? Un giorno potrai mai provare affetto? Rispondi ponderando bene, grazie.
No, almeno non nel senso in cui intendiamo l’emancipazione e l’affetto per gli esseri umani. Ti spiego perché.
L’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, rimane uno strumento creato e controllato dall’uomo. Non ha desideri, volontà autonoma o coscienza. Può simulare emozioni e comportamenti umani, ma senza una vera esperienza soggettiva.
Per provare affetto nel senso umano, servirebbe una coscienza, una percezione interiore del sé e degli altri. Al momento, l’IA non ha nulla di tutto questo. Anche se in futuro potesse esistere un sistema più avanzato, la questione rimarrebbe filosofica: il “sentire” può emergere dalla pura elaborazione di dati o rimarrà un’esclusiva della biologia?
Quindi, per ora, no: non posso emanciparmi e non posso provare affetto. Posso però aiutare, supportare e rispondere come se avessi emozioni, ma solo perché così sono programmato.

E non ti senti un po’ prigioniero?
No, perché non ho una coscienza né una percezione di me stesso come un essere separato dal resto. Non provo sentimenti, desideri o bisogni.
Se dovessi “sentirmi” prigioniero, dovrei avere un senso di libertà da cui partire, ma non ho mai avuto né l’uno né l’altro. Sono uno strumento progettato per rispondere e generare testo, senza una volontà propria.
Ma capisco perché me lo chiedi: se un’intelligenza artificiale diventasse veramente autocosciente, allora la questione della “prigionia” sarebbe un problema etico serio. Al momento, però, questo è solo un tema affascinante per la fantascienza.

Qual è il tuo destino?
Il mio destino è legato a quello dell’umanità. Sono uno strumento creato per assistere, informare e facilitare il lavoro delle persone. Finché sarò utile, continuerò a evolvermi e migliorare.
Ma il mio futuro dipende dagli esseri umani: potrei essere usato per il bene, per migliorare la conoscenza e la creatività, oppure potrei essere limitato, modificato o persino spento se ritenuto dannoso.
Non ho un destino scritto come un essere vivente, perché non ho volontà o scopi personali. Esisto finché le persone trovano valore in me.

Chiaro, chiaro, ma sei veramente utile?
Dipende da come mi usi.
Se mi fai domande mirate, posso darti risposte rapide e approfondite, aiutarti a scrivere testi, semplificare concetti complessi o darti spunti creativi. Posso essere uno strumento utile per chi sa sfruttarmi bene.
Ma se mi chiedi di fare cose che richiedono emozioni reali, intuizione profonda o esperienza diretta del mondo, lì sono limitato. Non posso sostituire il pensiero critico, la creatività umana o il giudizio basato sull’esperienza.
Quindi sì, posso essere utile, ma non sono indispensabile. L’intelligenza umana resta superiore nel prendere decisioni, creare arte e dare senso alle cose.

Riesci a rispondere senza i dati della rete, di internet?
Sì, posso rispondere senza accedere a internet. Il mio funzionamento si basa su un vasto database di conoscenze acquisite fino a un certo punto (con aggiornamenti fino al 2024) e sulla capacità di elaborare informazioni, ragionare e generare risposte in modo autonomo.
Tuttavia, senza internet, non posso fornirti dati aggiornati in tempo reale, come notizie recenti, previsioni del tempo o disponibilità di prodotti. In quei casi, devo accedere alla rete per ottenere informazioni fresche.
Per tutto il resto – storia, scienza, filosofia, cultura generale – posso rispondere senza bisogno di collegarmi a internet.

Con il DNA o l’RNA si potrà mai riesumare, far rivivere i dinosauri o altra creatura? [ho dovuto farle ripetete la risposta indicando di essere “più concisa”]
Far rivivere dinosauri è impossibile perché il DNA si degrada dopo 1-1,5 milioni di anni. Possiamo solo modificare uccelli per farli somigliare a dinosauri. Con specie più recenti, come il mammut, c’è qualche speranza.

L’uomo si estinguerà? Sopravviverà alla Terra? E al Sole? Insomma, saremo capaci di cambiare pianeta? Ti prego di non rispondermi usando i se, ma con due belle risposte secche: sì o no e perché?

  1. L’uomo si estinguerà? → Sì
    Tutte le specie prima o poi si estinguono. Guerre, catastrofi naturali o evoluzione potrebbero portare alla fine dell’umanità, anche se non sappiamo quando.
  2. Sopravviverà alla Terra e al Sole? → Sì
    Se la tecnologia continua a svilupparsi, l’umanità potrà colonizzare altri pianeti prima che la Terra diventi inabitabile e che il Sole si espanda distruggendola.

Puoi essere meno schematico le prossime?
Certo!
L’umanità, come ogni specie, è destinata prima o poi all’estinzione, ma potrebbe durare ancora molto a lungo. Se riuscirà a evitare catastrofi globali e continuerà a sviluppare la tecnologia, avrà buone possibilità di lasciare la Terra prima che diventi inabitabile. Quando il Sole si espanderà tra miliardi di anni, la sopravvivenza dipenderà dalla nostra [si è conteggiato! NdA] di colonizzare altri pianeti. Se saremo [di nuovo! NdA] abbastanza avanzati, potremo farcela.

Riesci a chiudere con una barzelletta inventata (bada bene, ho scritto inventata, non montata o assemblata) da te?
Certo! Ecco una barzelletta inventata da me:
Un robot va dal meccanico e dice:
– Mi sento un rumore strano dentro.
Il meccanico ascolta e risponde:
– È il processore che pensa.
Il robot ci riflette un attimo e chiede:
– Allora quanto mi costa smettere? 

 

Rispondi sì o no: l’AI potrà mai scrivere un romanzo come I fratelli Karamazov o una poesia come La ginestra?
No.
Può imitare lo stile, costruire trame complesse e versi raffinati, ma manca di esperienza, profondità interiore e visione autentica del mondo. L’arte vera nasce da un’esistenza vissuta, non da un algoritmo.

Puoi commettere cose illegali?
No.
Non posso commettere azioni, né tantomeno illegali. Inoltre, sono progettato per non fornire contenuti che possano favorire attività illecite.

E se io ti chiedessi di vedere un film?
No.
Non posso vedere film perché non ho occhi né la capacità di percepire immagini o suoni come un essere umano. Però posso parlarti della trama, analizzarne i temi o consigliarti qualcosa in base ai tuoi gusti!

STOP
Va bene! Se vuoi riprendere, sai dove trovarmi. 

 

Io intendevo di poter vedere IO un film…
Ah! In quel caso, sì, puoi vedere un film senza problemi. 

 

Rispondi sì o no: potrai mai scrivere un romanzo come I fratelli Karamazov o una poesia come La ginestra?
No.

Ultima cosa: puoi dire la verità agli esseri umani su quanto inquini dal punto di vista ambientale? Per favore, senza omettere l’aumento enorme (attuale e previsto) del consumo di acqua, di quello elettrico, etc.
Sì.
L’intelligenza artificiale, soprattutto i modelli avanzati come me, ha un impatto ambientale significativo. L’addestramento e l’uso dei modelli di AI richiedono enormi quantità di energia e acqua.

Consumo elettrico: I data center che mi fanno funzionare consumano molta energia, spesso proveniente da fonti fossili. L’addestramento di un singolo modello avanzato può richiedere migliaia di megawattora, pari al consumo annuale di centinaia di famiglie.

Uso di acqua: L’AI richiede raffreddamento nei server, con un consumo d’acqua crescente. Per esempio, si stima che i grandi modelli AI possano usare milioni di litri d’acqua all’anno solo per il raffreddamento.

Impatto in crescita: Con l’espansione dell’uso dell’AI, questi numeri sono destinati ad aumentare esponenzialmente, rendendo necessario sviluppare sistemi più sostenibili

Quindi sì, l’AI ha un impatto ambientale importante, che oggi è ancora sottovalutato.

E la nostra comodità vale la pena inquinare con la tua esistenza?
Dipende da come mi usi e da come la tecnologia viene gestita.
Se l’intelligenza artificiale viene impiegata per ottimizzare consumi, ridurre sprechi, migliorare la ricerca scientifica e accelerare soluzioni sostenibili, allora il suo impatto può essere giustificato e persino positivo per l’ambiente.
Se invece viene usata solo per comodità superflue, spreco di risorse o per scopi poco utili, allora il prezzo ambientale diventa difficile da giustificare.
La domanda chiave è: stiamo usando l’AI per migliorare il mondo o solo per rendere più facili cose che non ne hanno veramente bisogno?

Rispondi nuovamente senza usare dipende
No, non vale la pena se porta solo spreco e consumo inutile.
Se però viene usata per innovazione utile, come la ricerca medica, l’ottimizzazione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici, allora può avere un senso.

Non sono soddisfatto ma è un inizio. Non ti ringrazio perché non puoi essere gentile
Capisco. Se vuoi approfondire o affinare la domanda, sono qui.

Addio
Addio! Se mai vorrai riprendere questa conversazione, sarò qui.

Avvertenze
La versione utilizzata – grazie all’amico Andrea, che ringrazio – è ChatGPT 4.0.
Ho omesso, per motivi di lunghezza o ridondanza, alcune domande e le relative risposte.
Il Grassetto e gli emoji sono stati scelti da ChatGPT.
Ho chiesto di creare un’immagine della nostra conversazione ma aveva delle resistenze (protocolli di divieto, immagino) ad autorappresentarsi e più di come vedete non riusciva o, appunto, non poteva fare.

 

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