La guerra si sviluppa diversamente per gli stessi motivi e in ugual modo porta strazio. Se quasi sempre i soldati sono burattini assassini nelle mani di pochi e ben più consapevoli assassini, questo non deve far dimenticare che il dolore vive da entrambe le parti, non solo nei civili. Chi uccide, molto spesso, sa che non dovrebbe farlo. Certo, un mitra ha sempre torto, ma sempre meno di quello che glielo dà per difendere i propri interessi di potere, interessi da Ur-Assassino. E, ancora certo, un bambino – che dorma, che cammini, che abbia il pannolino, sia in ospedale o giochi in strada – sarà innocente per l’eternità.
Il tema, creato dall’uomo con la proppria nascita, e forse connaturato a essa, continua a vivere in ogni presente; per questo mi sono permesso di riproporre questa poesia, perché la soffereza non è cessata, non cessa e uno dei dubbi che ho è che forse non cesserà mai. Diciamo però che la scrittura stessa è già un’apertura naturale verso il futuro, verso le nuove generazioni: senza lettori non c’è scrittura.
* Poesia dei primi anni 2000 uscita in Uvala, Sillabe di Sale, 2017 – Illustrazione di Elisa Miele
Riccardo Redivo